Tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori
La tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori (TCCR) è la maggior causa di dolore di origine non-traumatica a livello dell’articolazione della spalla e rappresenta, in senso generale, una patologia piuttosto diffusa, tanto da interessare una percentuale compresa tra il 2.5 ed il 20% dei reperti radiografici occasionali in pazienti asintomatici ed il 6.8% in pazienti che si presentano sintomatici a livello della spalla. Il lato affetto è più frequentemente il destro, destro e sinistro sono colpiti in circa il 20% dei casi. La TCCR colpisce più frequentemente il sesso femminile rispetto a quello maschile (circa il 70% dei casi versus approssimativamente il 30%), si presenta con maggior frequenza verso la quinta decade di vita ed è comunque di maggior riscontro nell’ambito della popolazione anziana. I tendini maggiormente colpiti sono il sovraspinato (SS) nell’80% dei casi, seguito dal tendine dell’infraspinato (IS) per il 15% e da quello del sottoscapolare (SSc) per il 5%. In particolare nel SS una zona particolare, che sarebbe identificabile con il suo terzo inferiore, sembrerebbe particolarmente esposta allo sviluppo di tendinopatia calcifica (TC), come d’altronde lo sarebbero anche, seppur in maniera minore, le fibre pre-inserzionali del tendine del SSc .La diagnosi di TCCR si basa sull’indagine clinica confortata da diversi tipi d’imaging, che generalmente comprendono US, RX tradizionale od RM. Alcuni Autori classificano, in base all’imaging, le calcificazioni della cuffia dei rotatori come “distrofiche” od “entesopatiche” quando queste ultime sono localizzate a livello dell’inserzione ossea, associate o meno ad un processo di tipo erosivo, mentre classificano come tendinopatia calcifica propriamente detta una calcificazione dislocata sul tendine 1 o 2 centimetri più prossimalmente rispetto alla sua inserzione. Alcuni studi riferiscono di una sensibilità del 100% dell’esame ecografico nella diagnosi dei depositi calcifici versus il 90% dell’esame radiografico. Nella prima fase di formazione le calcificazioni presentano una tipica ombra acustica posteriore associata ad una superficie iper-riflettente, mentre nella fase di riassorbimento il fenomeno di colliquazione fa si che esse perdano il cono d’ombra posteriore tipico della fase di formazione e della fase di stato, per presentarsi spiccatamente ecogene, piuttosto disomogenee ed a margini irregolarmente sfumati, mostrando inoltre la tendenza a riversarsi all’interno della borsa sub-acromiale deltoidea
Il trattamento della TCCR
La TCCR è una patologia autolimitante e nel 90% dei casi viene trattata in modo conservativo. Tuttavia, alcuni casi resistenti alla terapia conservativa possono necessitare di un trattamento di tipo chirurgico. Il percorso terapeutico della TCCR rimane comunque abbastanza controverso e privo di consensus. Le varie opzioni terapeutiche proposte comprendono l’utilizzo di FANS e di corticosteroidi , roentegen terapia, ESWT, differenti terapie fisiche rivolte al controllo del dolore, FKT specifica, immobilizzazione, diatermia, lavaggio ed aspirazioni percutanee US guidate, ed ovviamente la chirurgia a cielo aperto od artroscopica.