Back Center

Un po’ di chiarezza sui termini

La lombalgia, o se vogliamo utilizzare la nomenclatura anglosassone il Low Back Pain (LBP), è un disturbo caratterizzato da una sintomatologia algica avvertita a livello della regione postero-inferiore della colonna vertebrale, la cui durata si protragga da almeno 24 ore. Per prima cosa occorre sottolineare il fatto che il termine di “lombalgia” o di LBP descrive un sintomo e non costituisce di per sé una diagnosi. Infatti l’eziologia (ossia la causa) del LBP è multifattoriale, ossia può dipendere da numerosi fattori. Con il termine di “lombosciatalgia” (LS) s’intende invece una sintomatologia dolorosa che, partendo dalla zona lombare, si estende lungo il decorso anatomico del nervo sciatico. Anche in questo caso il temine di LS descrive solamente un sintomo e non rappresenta una diagnosi. Come nel caso del LBP l’eziologia della LS può dipendere da numerosi fattori anche se nella maggior parte dei casi può essere ricondotta ad un’ernia od un bulging di un disco intervertebrale del tratto lombare. Infine il termine di “lombocruralgia” (LC) descive una sensazione dolorosa a livello del decorso del nervo crurale. Anche in quest’ultimo caso il termine di LC descrive solamente il sintomo le cui cause possono essere molteplici (ernia discale, artrosi d’anca, cause viscerale etc.). In ogni caso occorre ricordare che la LC è più rara di quanto non siano il LBP e la LS. Le patologie della colonna hanno conosciuto un drastico aumento negli ultimi 10 anni, basti pensare che in tale periodo le RMN del tratto lombare sono aumentate di ben il 307%, sempre in tale periodo gli interventi di fusione spinale sono aumentati del 204%, le infiltrazioni spinali del 629% e l’utilizzo di farmaci oppiacei del 423%. Tutto questo a fronte di un aumento della popolazione totale dei pazienti pari solamente al 12%. Nonostante il sostanziale miglioramento dei percorsi terapeutici una percentuale di pazienti compresa tra il 5 ed il 10% va incontro a disabilità.

LBP – LS- LC (approfondimento)

Dolore lombare specifico od aspecifico?

Le principali Linee Guida Internazionali (LGI) suddividono le patologie lombari in due categorie:

  1. Lombalgie aspecifiche
  2. Lombalgie specifiche

I Red flags

Sempre secondo le LGI esistono dei Red Flags, ossia dei segnali di allarme da tenere in estrema considerazione in ambito diagnostico che sono:

  • Una pregressa storia di neoplasia;
  • Sintomi riferibili ad una sindrome della cauda equina;
  • Ritenzione urinaria;
  • Pregresso uso di steroidi;
  • Inspiegabile perdita di peso;
  • Dolore notturno;

In tutti questi casi, sebbene piuttosto rari, sono necessari ulteriori approfondimenti diagnostici.

Le lombalgie aspecifiche vengono anche definite come “meccaniche” in quanto la loro eziologia è nella maggior parte di origine meccanica. Con origine meccanica s’intende una pregressa storia di microtraumi ripetuti o di un macro trauma pregresso. Lo stress meccanico è generalmente asintomatico (ossia non genere dolore) nella sua fase iniziale ma, in una seconda fase, ossia nel momento in cui le strutture anatomiche danneggiate non rispondono più in modo adeguato alle sollecitazioni fisiologiche alle quali sono sottoposte, compare il dolore.

Nella lombalgia aspecifica di origine meccanica, dopo una prima fase generalmente
asintomatica immediatamente a ridosso del trauma, compare la sintomatologia algica.

I microtraumi ripetuti sono una delle cause più frequenti
di lombalgia aspecifica di origine meccanica.

Le cause più frequenti dell’insorgenza di una lombalgia meccanica

Allo scopo di facilitare la diagnosi della lombalgia si utilizzano numerosi algoritmi di cui presentiamo un esempio:

Il metodo S.A.I.

Nell’ambito dei nostri centri riabilitativi, da anni all’avanguardia nell’ambito della riabilitazione ortopedica, abbiamo messo a punto un sistema di trattamento conservativo delle patologie del rachide denominato S.A.I. L’acronimo S.A.I. significa:

  • (S) Sistema di lavoro composto da varie metodologie volte a migliorare la qualità di vita del paziente;
  • (A) Auto-trattamento perché il paziente viene istruito su dei principi e tecniche di lavoro che potrà e dovrà adottare in completa autonomia;
  • (I) Integrato perché è l’incontro di diverse metodologie unite dall’esperienza pluriennale dei nostri esperti in riabilitazione ortopedica e medicina dello sport.

Le diverse tappe del metodo S.A.I.

Il metodo S.A.I. prevede ovviamente una prima tappa di tipo diagnostico, grazie alla quale il paziente viene istradato in un percorso terapeutico in funzione della sua patologia. Il terapista, di concerto con il medico fisiatra responsabile del percorso, si farà carico del passaggio tra i vari step riabilitativi che compongono il percorso stesso.

Quanto dura ogni step? 

Noi abbiamo l’abitudine di ricordare al paziente che “Il percorso riabilitativo non si fa con il calendario” , intendendo con questo che il passaggio da uno step all’altro avviene in conformità a:

 

Red flags che impediscono il passaggio da una fase all’altra e…..

Green flags che invece lo consentono.

Quale è lo scopo ultimo del percorso terapeutico?

L’outcome che perseguiamo è la completa risoluzione della sintomatologia algica del paziente o quantomeno un sostanziale miglioramento della sua qualità di vita. Nel caso di un paziente sportivo o fisicamente attivo lo scopo è anche quello di ritornare allo stile di vita precedente. Ovviamente alcune volte si presenta la necessità di dover modificare il proprio stile di vita. Anche in questo caso i nostri esperti seguiranno il paziente consigliandolo in tal senso per il meglio.

Come deve organizzarsi il paziente?

Il percorso terapeutico nella sua totalità può essere talvolta lungo. Se questo può non essere un problema per i pazienti che abitano in prossimità di uno dei nostri centri, altrettanto non si può dire per coloro che invece si trovino a parecchi chilometri di distanza da questi ultimi. Per ovviare a questo non sottovalutabile inconveniente il nostro centro principale di Pontremoli è attrezzato per ospitare i nostri pazienti durante i periodi di trattamento. In questo senso noi consigliamo dei brevi periodi di permanenza (al massimo di una settimana) presso la nostra struttura, periodi nel quale il paziente viene istruito all’esecuzione dell’autotrattamento che dovrà poi eseguire in sede domiciliare. Vengono così programmati dei veri e propri “percorsi terapeuti a distanza” che prevedono un controllo clinico ed un ulteriore periodo di auto-istruzione del paziente ad ogni passaggio di fase, sino al completamento del percorso stesso. I nostri esperti forniscono in ogni caso al paziente una costante consulenza on-line.