Capsulite adesiva

La capsulite adesiva (CA), anche denominata spalla congelata o frozen shoulder,   è una patologia della spalla  che è caratterizzata da un’ elevata sintomatologia algica  associata a  perdita della funzione articolare.  La CA può essere preceduta da un evento  traumatico , ma spesso la sua insorgenza non ha una causa specifica.

Anatomia

La capsula rappresenta un rivestimento  a contenuto liquido che circonda l’articolazione mantenendola lubrificata. Nella  CA   il normale volume della capsula articolare  viene compromesso e si verifica un irrigidimento della capsula stessa che causa perdita di movimento e dolore.

Eziologia

L’eziologia della CA non è ancora ad oggi ben conosciuta, infatti spesso si parla di CA idiopatica.  Sia il dolore che la limitazione funzionale connessi ad una CA  idiopatica sono  molto variabili e dipendono sostanzialmente  dallo stadio della patologia. In linea generale, si può affermare che il paziente soffra della  maggior parte della limitazione funzionale  durante le prime due fasi della malattia, ossia la fase dolorosa iniziale e  la successiva fase di congelamento. Per un soggetto attivo e/o dedito ad un’attività di tipo manuale o sportivo un episodio di CA  con insorgenza monolaterale significa purtroppo una prolungata assenza dal lavoro o dall’attività sportiva. La situazione è ovviamente assai peggiore nei casi, fortunatamente molto più rari, d’insorgenza bilaterale. La perdita del ROM sia per ciò che riguarda  la flessione anteriore, che  la rotazione interna, costringe  i pazienti affetti da CA  ad una severa difficoltà od impossibilità nel  compiere alcune normali attività quotidiane come lavarsi, vestirsi e svestirsi,  oppure guidare.  La drastica diminuzione dei movimenti di abduzione e rotazione esterna rende invece  impossibile ai pazienti effettuare movimenti come il  pettinarsi i capelli od  arrivare ad allacciarsi in macchina  la cintura di sicurezza. E’ importante informare i pazienti che la progressione della CA può protrarsi per mesi. In linea generale circa il 60% dei soggetti affetti  da CA  residuano, alla risolvenza della patologia,  di alcuni gradi di contrattura.  La CA colpisce più frequentemente il sesso femminile che quello maschile, con un  rapporto donna-uomo pari a  58 versus 42. Spesso nelle donne la menopausa viene citata come una causa eziologica di una certa importanza, anche se alcuni studi sembrerebbero  aver escluso questa ipotesi dimostrando che l’età rappresenta il maggiore fattore predittivo L’età d’insorgenza media  è di 52 anni per le donne e 55 per gli uomini. Occorre ricordare che la CA si riscontra spesso in  pazienti che presentano segni clinici di depressione. La CA  può anche essere la conseguenza secondaria  di un trauma a livello dell’articolazione della spalla, di una radicolopatia cervicale, di una patologia del plesso brachiale, oppure di tutta un’altra serie di danni neurologici che colpiscono funzionalmente  la spalla o la sua innervazione. La maggioranza degli Autori è dell’opinione  che la CA debba essere considerata come un’entità clinica  ben distinta, con una differente prognosi ed un altrettanto differente approccio terapeutico, rispetto  alla spalla rigida post-traumatica conseguente a frattura o danno iatrogeno all’articolazione gleno-omerale. I pazienti affetti da  CA in genere riferiscono  di un inizio lento e progressivo della sintomatologia. Inizialmente si tratta di dolore notturno,  oppure associato ad  alcuni  movimenti che richiedono un  movimento combinato di abduzione e rotazione esterna, che mettono rispettivamente in tensione la capsula anteriore e quella posteriore.  Il dolore è in costante progressione e spesso può essere  aggravato da stress psicologici, esposizione al freddo od alle vibrazioni.  Se non opportunamente trattata la CA può causare dolore per periodi che possono protrarsi anche sino ad oltre 1 anno, arrivando in alcuni casi anche a 2 anni  prima di risolversi spontaneamente in circa il 90% dei soggetti. La sintomatologia algica  rappresenta  la  caratteristica di  maggior rilievo durante la  fase iniziale (fase 1) e la seconda fase (fase congelante) della malattia. Durante la fase scongelante (i.e. all’inizio della risolvenza spontanea) , il dolore di solito è molto meno intenso ed avvertito solo nei gradi estremi del ROM,

Diagnosi

La diagnosi di CA si basa solitamente  sulla storia clinica e sull’esame obiettivo. La diagnosi differenziale  deve essere fatta con la lesione della cuffia dei rotatori.  In genere nel caso di CA l’articolarità attiva e passiva della spalla sono sovrapponibili, mentre in caso di lesione della cuffia dei rotatori  il paziente è impossibilitato a sollevare attivamente il braccio ma mostra un range di movimento passivo molto maggiore.  Spesso è utile effettuare una serie di  RX in proiezioni standard allo scopo d’identificare possibili depositi calcifici.

Il trattamento non chirurgico

Il trattamento  conservativo della CA è  generalmente  molto  lungo ed in alcuni casi anche  frustrante sia per il paziente, che per l’operatore. Tuttavia,  l’outcome è in genere positivo , anche se il trattamento può  richiedere parecchi mesi. I trattamenti fisioterapici costituiscono  una parte fondamentale dei protocolli di lavoro rivolti  al recupero della funzione articolare.

Il trattamento chirurgico

In caso di outcome negativo del trattamento conservativo, oppure nel caso in cui quest’ultimo facesse registrare dei progressi troppo lenti , si può optare per una manipolazione effettuata sotto anestesia.  Il razionale di utilizzo della manipolazione è quello di  eliminare  le aderenze capsulari. In molti casi, grazie  alla manipolazione si ottiene un rapido e sostanziale  miglioramento  dell’articolarità. Raramente è necessario ripetere la procedura più di una volta. Tuttavia, occorre ricordare che tale procedura comporta  dei rischi, rappresentati da un possibile danno (anche se piuttosto remoto) a livello del plesso brachiale,  senza dimenticare che ed esiste anche, specialmente in soggetti osteoporotici,  il rischio di una frattura omerale. Un’ulteriore rischio iatrogeno è rappresentato da una  possibile lesione dei tendini della cuffia dei rotatori. Un’ulteriore possibile opzione chirurgica è l’artrolisi in artroscopia attraverso la quale si effettua un’escissione del  tessuto indurito e retratto, del  legamento coraco-omerale e di  una piccola porzione della capsula articolare Sia la manipolazione in narcosi, che l’artrolisi necessitano di un periodo di riabilitazione post-chirurgica.